estratto da LA CUCINA DELLE FIABE
(E NAUFRAGAR M’E’ DOLCE IN QUESTA PANNA)
Un lungo viaggio per mare mi ha portato sin qui. E’ inverno e,
sapete, il mare non perdona; la tempesta infuriava, era una di
quelle tempestosissime e la barca rollava e sbandava e saliva e
scendeva e si piegava su un fianco e poi sull’altro. Io ed il mio
fedele libro di cucina venivamo sbattuti qua e là come maionese
impazzita, frollati e frullati come carne tritata, rotolavamo sul
ponte come polpette nel pangrattato.
Le onde erano enormi e spumeggianti come champagne francese,
montavano come bianchi d’uovo e si riversavano su di noi come
litri di densa besciamella su una inerme lasagna: eravamo
inzuppati come savoiardi nel caffè.
Fra le acque mugghianti apparivano balene ghignanti ripiene di
Geppetti, Sirene ambulanziali blu dalla paura, pesci miracolosi,
carpe e salmoni smarriti, Colapesce sguazzava fra polipi
annodati, cernie a 30 euro al chilooo!! sarde a beccafico, fichi a
beccasarda, becchi a sardafico...una confusione infernale.........
Finalmente, all’alba di stamani, ci siamo ritrovati in vista della
terra, sospesi su un mare liscio come...una tavola, pronta per
essere apparecchiata. Appena entrati in porto ho tirato un sospiro
di sollievo e, seduta davanti ad una candida crostata di mele
avvelenate e ad una tazza fumante di latte d’alluminio, ho aperto
il mio fedele ricettario, ben disposta e desiderosa di scegliere fra le
tante magiche e preziose ricette, quelle che avrei cucinato per voi.
Non vi dico la mia sorpresa quando mi sono resa conto che tutto
quell’agitarsi e capovolgersi e rivoltarsi, aveva scombinato e
mescolato le sapienti formule culinarie in un groviglio
inestricabile di lettere, parole e frasi, paragonabile solo ad un
orrendo minestrone di fagioli e pasticcini alla panna, ad una
inquietante zuppa di interiora di maiale e fragole stufate, ad una
disgustosa insalata di pezzetti di vetro e berretti di nano da
giardino condita con olio di montone, ad un timballo di spago con
zucchero filato e fil di ferro...un orrore!
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Il primo piatto sarà: STORTELLACCI DEL PONTE DI
SALANDRA!
Dosi per la pasta:
800 grammi di segatura (preferibilmente di legno d’olmo)
80 grammi di mucillagine d’annata
per il ripieno:
40 grammi di calce fresca
100 grammi di carie flambé
300 grammi di feccia
4 teste di cuoio
per la salsa:
passata di sicomoro
olio di gomito
un pudore a scottadito, preparato la sera prima
calcoli renali freschi sbriciolati
Per la salsa: fate arrossire il pudore nell’olio di gomito, aggiungete
la passata di sicomoro e i calcoli sbriciolati e lasciate cuocere
vergognosamente. Per la pasta versate a cratere la segatura, al
centro mettete la mucillagine d’annata, un pò di calcoli e bile
bollente. Amalgamate fino ad ottenere un’impasto sedizioso.
Mettetelo da parte con parole offensive e lasciatelo perdere.
Nel frattempo preparate il ripieno....